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5 liquori tipici abruzzesi che non possono mancare a tavola

Abruzzo terra di parchi, mare e colline. Di montagne madri e verde sempre all’orizzonte. Ma anche di grandi arrostate e cene a base di ricette della tradizione. A chi di voi non è mai capitato di sedersi a tavola per rialzarsi dopo un po’ di ore con lo stomaco pieno e quel senso di “però ora un amaro ci starebbe proprio bene…”? Oppure, quanti di voi hanno ospitato, con tutto quello che vuol dire ospitalità abruzzese, uno straniero di un’altra regione per sentirsi poi chiedere un liquore tipico abruzzese da assaggiare a fine cena? Dite la verità, anche voi in quel momento vi siete sentiti orgogliosi di poter presentare la lista dei migliori liquori tipici abruzzesi presenti su piazza, vero? Ecco allora una piccola lista di bottiglie che non dovrebbero mancare nelle dispense di qualsiasi abruzzese forte e gentile che si rispetti. Da consumarsi preferibilmente dopo cene a base di Montepulciano, Trebbiano, Pecorino o delle migliori birre artigianali abruzzesi.

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Liquore di Genziana. Vanto dei bevitori d’Abruzzo

Genziana mon amour. Se sei abruzzese la ami. Se sei di fuori regione e conosci un abruzzese gli chiedi in continuazione di poterne avere un po’ (anche a pagamento!). Non parliamo certo di quella da supermercato, ma delle bottiglie gelosamente custodite da chi riesce ancora a produrla in casa, con tutto il da dire sul fatto che questo procedimento sia purtroppo illegale. Il bottiglione di genziana fatta con le rare radici di montagna è e rimane un gioiello da custodire, ma una volta messo sul tavolo la sua vita è breve. Nettare amaro per eccellenza può anche non piacere a tutti e forse è meglio così, che con un bicchiere in meno da offrire c’è tempo anche per l’ultima staffa da gustare!

Casa Centerba. Suonare ore dopo pasti

Nasce nel 1817 a Tocco da Causaria dalle sapienti mani di Beniamino Toro e le cento erbe da cui viene distillato il liquore dall’inconfondibile colore verde sono raccolte alle pendici della Maiella Madre e del monte Morrone. Utilizzata nel 1884 per curare l’epidemia di colera nel Regno di Napoli la Centerba, ancora oggi, si gioca il podio tra i liquori a più alta gradazione alcolica presenti sul mercato italiano. Ha un forte potere anestetizzante sugli altri alcolici che avete degustato in precedenza ma è consigliato farne un uso parsimonioso per risparmiarsi i deliri ed è forse superfluo aggiungere che dopo averla bevuta non si deve tornare a più bassa gradazione…

 

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Ratafìa. Ciliegie e Montepulciano per gradire

La Ratafià, o Rattafia, è particolarmente amata dalle donne (almeno dalle conoscenti di chi scrive). Sarà per il gusto dolciastro donatogli dalle amarene, o visciole, che prima di essere mischiate a un’abbondante dose di Montepulciano d’Abruzzo sono lasciate a macerare al sole per circa un mese in contenitori di vetro e insieme allo zucchero. In base all’aggiunta di vino può raggiungere gradazioni che vanno dai 7 agli oltre 20 gradi ed è particolarmente consigliata, sempre a fine pasto, in abbinamento ai dolci. E se avete dubbi, potete sempre chiedere alle migliori food blogger abruzzesi.

Aurum. Un liquore anche per la costa

I cugini pescaresi che stanno sulla costa, prima di conoscere le virtù dei liquori montani, si erano dati da fare inventando l’Aurum, alcolico con una gradazione di 40 gradi frutto di una perfetta alchimia tra vini pregiati e infuso di arance. Il nome è frutto di Gabriele D’Annunzio, che coniò il suo ennesimo neologismo unendo dal latino le parole oro e arancio, mentre il merito della creazione va alla famiglia Pomilio, che produceva il pregiato liquore nell’elegante fabbricato diventato oggi museo e galleria d’arte contemporanea del capoluogo costiero. Forte e distinto nei sapori, se ne consiglia la degustazione abbinato a un’altra eccellenza tipica abruzzese, il Parrozzo.

Amaro Taccone. Liquore alle erbe irascibile

La lista degli amari alle erbe in Abruzzo è lunga e variegata. In questo post però si vuole inserire il Taccone, in particolar modo per omaggiare uno dei personaggi più assimilabili al carattere forte e gentile della regione. Quel “camoscio d’Abruzzo” che rispondeva al nome di Vito Taccone, rissoso ciclista che negli anni Settanta, a fine carriera, decise di cimentarsi nell’impresa della produzione dell’omonimo liquore basato, a detta sua, su una ricetta segreta fornitagli dai frati di un convento. Nell’eventualità remota di trovarlo in qualche bar, si consiglia la degustazione con l’aggiunta di ghiaccio abbondante.

 

E voi, come concludete le vostre cene e cosa scegliete come bicchiere, o bicchieri, della staffa? Vi aspetto nei commenti per allungare la lista!

 

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Gianluca Salustri

Gianluca Salustri

Abruzzese forte e gentile. Redattore e curatore di contenuti con penna e tastiera. Dal 2006 nel mondo dell'editoria e della comunicazione. Il profilo completo lo trovi in bio.
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