Addije, addije amore, una canzone popolare abruzzese
Il bello di gestire un blog che parla di come viene raccontato l’Abruzzo sui libri, i social e, perché no, anche attraverso le canzoni, è il fatto che proporzionalmente all’avanzare del “lavoro” cresce anche la conoscenza delle proprie radici. Premessa necessaria, questa, per rendere ancor più note le vicende di una canzone che, come me, tante altre persone hanno ritenuto fino ad oggi opera di un indimenticabile talento italiano e che, invece, ha una storia tutt’altro che scontata.
L’occasione mi è data dal festival di Sanremo, che nella puntata di giovedì ha visto i più o meno big della canzone italiana cimentarsi con grandi pezzi del passato. La gara nella gara, quella delle cover reinterpretate in modo più o meno consono, è stata vinta da Ermal Meta, uno di quegli artisti che poi si vedrà se sarà stella o meteora della musica italiana dell’anno del signore 2017, ma che intanto si è ritagliato un bel po’ di articoli sulle colonne destre dei quotidiani online.
Una canzone popolare sull’emigrazione
Ermal Meta, albanese residente in Italia da quando aveva 13 anni, ha pescato il jolly emozionando il sensibile pubblico sanremese con una canzone che parla di migrazioni e di lontananza, di sofferenza per gli abbracci mancati e nostalgia per la propria terra. Si chiama Amara terra mia ed è una canzone molto bella, non c’è dubbio, capace di far scendere copiose lacrime a dagli occhi dei tantissimi emigranti italiani del secolo scorso. Soprattutto perché prima che decine di artisti la reinterpretassero in continuazione fino ai giorni nostri, a cantarla e a renderla conosciuta al grande pubblico è stato Domenico Modugno.
E qui, però, viene il momento del “Lo sapevate che?!”. Amara terra mia infatti, pur essendo universalmente conosciuta grazie a Modugno, che la pubblicò nel 1973, non è in realtà una canzone originale, ma venne solo arrangiata dallo stesso Modugno e adattata all’italiano da Enrica Bonaccorti (sì, la conduttrice televisiva) prendendo spunto da un canto proveniente dalla tradizione popolare abruzzese.
Perché l’Abruzzo è l’Abruzzo
Il brano originale si chiamava infatti Addije, addije amore e sembrerebbe provenire dalla zona della Majella orientale. L’autore, come spesso accade in storie e canti che si tramandano oralmente, è sconosciuto, ma da sempre il brano è attribuito alle raccoglitrici di olive abruzzesi. Dal testo (che trovate a fine post) si capisce invece come il tema dell’abbandono delle terre da parte dei contadini partiti a cercar fortuna fosse molto sentito già nella prima metà degli anni Cinquanta, e non poteva certo essere altrimenti in una regione dedita da sempre alla Transumanza e che ha visto intere generazioni di uomini e donne prender la via del mare per andar a cercar fortuna al di là dell’Oceano.
Tornando alla canzone va detto che Addije, addije amore, ancor prima di Modugno, era stata già portata su un palco nel 1964 con il titolo Casca l’oliva grazie a una versione di Giovanna Marini inserita in uno spettacolo sul canto popolare intitolato Bella Ciao, messo in scena al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Oggi invece quella stessa canzone intonata da sempre dalle lavoratrici delle nostre terre continua a rivivere nelle reinterpretazioni di tanti giovani musicisti abruzzesi intenti a miscelare le nuove sonorità a quelle provenienti dalla tradizione.
Prima di loro però, a “riportare a casa” le note e le parole in dialetto ci avevano già pensato i DisCanto, principali esportatori di musica abruzzese nel mondo. Ecco allora di seguito la loro versione, rielaborata per essere proposta il più vicino possibile all’originale. E buon ascolto!
Il testo originale di Addije, addije amore
Nebbi’a a la valle e nebbi’a a la muntagne
ne la campagne non ce sta nesciune.
Addije, addije amore
casch’e se coje
la live e casch’a l’albere li foje.
Casche la live e casche le ginestre
casche la live e li frunn ‘e ginestre
Addije, addije amore
casch’e se coje
la live e casch’a l’albere li foje.
Gianluca Salustri
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Interessantissimo il tuo post Gianluca. Non sapevo che la famosa canzone di Domenico Modugno avesse radici abruzzesi. Meravigliosa e fertile terra nostra…
Un abbraccio,
Mary
Grazie May, è stata una sorpresa anche per me in effetti. Mi piace di come “casa nostra” continui a stupirci 🙂
La canzone di autore ignoto è abruzzese e rimane abruzzese
E’ stato già segnalato da insigni studiosi del folklore abruzzese che il verso “Casch’e se coje” è errato, in quanto l’originale esatto è “Casch’e nse coje”, oppure “Casch’e nze coje”, oppure “Casch’e nzi coje”, dando il vero senso al verso successivo che recita: “Ne la campagne nen ce sta nesciune” (Nella campagna non c’è nessuno che raccoglie).
Anche molti grandissimi interpereti del brano non hanno capito il significato di questo canto dedicato agli emigranti.