Donne di Scanno. La memoria rivive negli scatti fotografici
Scanno è la perla d’Abruzzo. Borgo incantato che regala scorci da museo e panorami unici. È paese di gite domenicali e custode della memoria di una regione che fa delle tradizioni un punto di forza. Scanno è poi il posto in cui ancora oggi, passeggiando tra i vicoli, può capitarti di incontrare le donne vestite con il tradizionale costume nero, segno di longevità e storia, di bellezza e ricordi nascosti tra le pieghe delle gonne.
Tanta della fortuna “scenografica” delle donne di Scanno, si sa, è dovuta alle visite che fecero nel borgo fotografi di fama internazionale, Henri Cartier-Bresson e Mario Giacomelli su tutti. Da quel momento in poi la perla d’Abruzzo è diventata meta di appassionati e professionisti, tutti pronti a immortalare gli scorci da via dei Fotografi o a rubare attimi di vita quotidiana tra i vicoli.

Photo credit: Luca Del Monaco
Le donne di Scanno di oggi nella mostra di Luca Del Monaco
Premi, mostre, fotogallery e visite guidate continuano così tutt’oggi e sono facilmente rintracciabili sui social network e sul web in generale. Qui, da queste pagine, si vuole comunque consigliare almeno un paio di percorsi di immagini da seguire. Uno è di strettissima attualità e riguarda una mostra evento in programma dal 7 agosto al 16 settembre proprio a Scanno, nel nuovo spazio La Volta delle idee in via Ciorla 25. La mostra, dal titolo Scanno. T-essere di memoria, è ideata e realizzata dal fotografo Luca Del Monaco con testi dell’autrice Italia Gualtieri. I due si sono concentrati proprio sulle donne che indossano ancora il costume tradizionale del borgo abruzzese e le hanno accompagnate discretamente nella loro quotidianità per provare a superare quel senso di riservatezza e pudore che sembra contraddistinguerle all’esterno delle loro case. 17 scatti che puntano dunque a varcare la soglia di casa di quelle poche donne rimaste a rappresentare la memoria collettiva del borgo.
Un altro fotografo abruzzese che merita di essere citato è Giancarlo Malandra, appassionato della propria terra come pochi altri e sempre pronto a mettere al centro del proprio obbiettivo usi costumi e tradizioni abruzzesi. Il suo reportage sulle donne di Scanno potete trovarlo sul suo sito, mentre sul blog Gotico Abruzzese potete saperne di più sui suoi lavori e sul suo rapporto speciale con l’Abruzzo di terra e di mare.

Photo credit: Donna di Scanno (AQ) via photopin (license)
Le donne in costume di Scanno nella letteratura di viaggio del ‘900
Se poi le immagini non vi bastano, nel pieno spirito di questo blog che vuole descrivere l’Abruzzo anche attraverso gli scritti di chi lo ha raccontato prima di noi, aggiungeremmo a fine di queste segnalazioni anche due belle citazioni che vengono dai primi anni del secolo scorso. Vogliate gradire.
La prima è di Estella Canziani, scrittrice inglese che viaggiò in Abruzzo nel 1914 e che pubblicò nel 1928 il suo reportage dal titolo Through the Apennines and the Lands of the Abruzzi. Landscape and peasant life, in cui così raccontava le protagoniste di questo racconto:
“La gente è quieta e riservata, soprattutto le donne e quando escono non devono parlare molto o ridere e non si accompagnano a nessun uomo tranne che al loro marito. In chiesa siedono sempre a gambe incrociate, solo che, invece di sedere a terra, stanno in equilibrio sulle caviglie e appoggiano i gomiti sulle ginocchia; anche in casa siedono in tal modo senza usare sedie. Le donne avevano la gonna legata sotto la vita, intorno alla sottogonna, al bordo del busto. In questo modo formavano un rotolo di circa venti centimetri di spessore proprio sotto la vita e la sottogonna, che aveva una miriade di piegoline, le rendeva ancora più ingombranti. Quando le gonne sono legate in questo modo arrivano a malapena al ginocchio e se le donne camminano hanno uno strano movimento ondeggiante. I bustini che accompagnano al costume sono sempre neri con maniche larghe e ci sono undici piccoli bottoni d’argento sul davanti e ciascuna donna ha un disegno differente. Alcuni dei bottoni sono curiosi, per esempio quelli il cui disegno rappresenta un serpente attorcigliato.”
Di seguito invece un estratto del racconto della pittrice statunitense Amy Atkinson, pubblicato nel 1908 con il titolo In the Abruzzi, with twelve illustrations after water-colour drawings by Amy Atkinson:
“Scanno è un paese di donne. La loro reputazione di bellezza è ampiamente meritata. Quasi tutte sono graziose. Per quasi una su tre vale la pena voltarsi; ma lei risponderà al tuo sguardo con una serenità altera mentre cammina verso la fontana con la sua conca di rame sulla testa. La Scannese può essere bruna o bionda, dagli occhi azzurri o neri. Ma, scura o chiara, bello e fresco è il suo colore e gli occhi vagano lontani, sorprendentemente impavidi e sereni, ancor più se si tratti di una giovane. I suoi lineamenti sono spesso incisi con speciale finezza; sani i suoi denti, e il suo sorriso fuggitivo ma dolce. Non ha niente della ostentata, appariscente, sensuale bellezza delle donne romane; il suo è un fascino senz’altro più attraente per un occhio nordico. La sua riservatezza ha qualcosa di misterioso che si addice all’abbigliamento tetro e alle strade buie e malinconiche. Lei ti darà il benvenuto in modo silenzioso; ma dietro al suo sorriso ci sarà una non piccola indifferenza. Mostrerà una qualche curiosità circa il paese che ti sei lasciato alle spalle; ma raramente proverà invidia per una sorte che ritenga essere più lieve della propria. Lei è una montanara, orgogliosa, indipendente, largamente autosufficiente, una grande conservatrice della tradizione. Tu puoi non apprezzare tutte le consuetudini del suo paese, ma con una calma precisione, che pone fine alle questioni, lei è solita rispondere ‘Così si fa a Scanno’.”
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Gianluca Salustri
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