Dove diavolo sei stato? di Tom Carver (Recensione)
Quando si parla di Seconda guerra mondiale in Abruzzo, la mente non può che correre (o almeno dovrebbe) subito alla storia della Brigata Maiella, la formazione partigiana nata negli ultimi mesi del 1943 in una zona, quella della valle del Sangro-Aventino, interessata dalla Linea Gustav voluta da Hitler per frenare la risalita degli alleati dal sud della penisola.
La storia della Brigata Maiella mosse i primi passi grazie all’iniziativa di un manipolo di volontari capitanati da Ettore Troilo, avvocato antifascista di Torricella Peligna, che sin dal dicembre del 1943 cercò di vincere le ritrosie del comando alleato di stanza a Casoli ad accettare la collaborazione degli abruzzesi. Collaborazione che venne sancita nel febbraio del 1944, consentendo finalmente ad altri gruppi provenienti dalla stessa area di unirsi alla lotta armata e al sostegno dei civili, già segnati dalla feroce rappresaglia tedesca in più di un’occasione, come a Sant’Agata o a Pietransieri.
Il generale Montgomery e i soldati inglesi in Abruzzo
A dirigere le operazioni degli Alleati in Abruzzo era arrivato da pochi mesi il generale Bernard Law Montgomery, risalito dal sud dopo aver deciso a proprio favore la decisiva battaglia di El Alamein, scontro topico che segnò le sorti della guerra contro le forze italo tedesche nel nord dell’Africa.
Proprio la storia del generale Montgomery e delle sue gesta è ben raccontata in Dove diavolo sei stato?, un libro in cui si ricollegano magicamente tre generazioni di uomini inglesi: il vecchio e burbero guerriero Monty; il suo figliastro Richard Carver, ufficiale inglese in fuga in Italia lungo tutto l’inverno del 1943; e Tom Carver, l’autore del libro, che è riuscito con questo lavoro a ridare voce, tra le altre mille vicende che si intrecciano nel racconto, a una delle tante gesta eroiche che le famiglie abruzzesi praticarono dal settembre del 1943 fino ai giorni della liberazione dei fascisti.
Più avanti videro la cima del Gran Sasso già ammantata di neve. Con ansia si guardarono gli abiti leggeri; il piano di andare a sud aveva fatto i conti con la capacità degli Alleati di arrivare a nord in breve tempo. Avevano lasciato il campo di Fontanellato quasi senza provviste e adesso, dopo più di un mese, avevano ancora tanta strada da fare.
Quello di Tom Carver, giornalista ed ex corrispondente di guerra della BBC, è un viaggio a ritroso nel tempo e nelle emozioni. È il rincorrersi, tra le pagine, di eventi fondamentali della storia europea e caratterizzazioni degli uomini narrati nel libro, eroi solitari che oltre che con la guerra sono costretti a fare i conti con la perdita, e a volte con la riconquista, dei propri affetti più cari. Come nel caso di Richard, offuscato dall’ombra ingombrante del patrigno/generale Montgomery a cui cerca di ricongiungersi al fine di riconquistare la sua fiducia e con essa la libertà. Ma come anche nel caso dello stesso autore, che con questo libro sembra chiudere il cerchio con il passato burrascoso del padre, restio a raccontarlo in prima persona e infine immortalato in queste pagine fino al ritorno di Tom in Abruzzo, quando Richard era già morto non riuscendo a incontrare mai più i suoi salvatori.
La salvezza? La trovammo nelle case dei contadini: ci sfamarono e ci nascosero, a rischio della vita. Che Dio li abbia in gloria.
Un ritorno sulle tracce di quella grotta nelle campagne di Gessopalena in cui Richard si nascondeva di giorno per sfuggire alle ronde tedesche, e da cui ripartiva con il buio della notte per andare a nutrirsi anima e corpo nella casa della famiglia dei De Gregorio, che seppur costretti a vivere in dieci dentro due stanze non riuscirono a non aprire le proprie porte e i propri cuori a quel soldato inglese e al suo amico e compagno di fuga sudafricano Jim Gill.
Dove diavolo sei stato? Un libro dentro i sentimenti della guerra
Dove diavolo sei stato? è per questo, e per il modo di narrare i sentimenti dei personaggi coinvolti, un libro emozionante. In cui le descrizioni dei luoghi, l’analisi delle aspettative di un uomo in fuga attraverso gli Appennini e il racconto delle idee venute ai malcapitati per superare i tempi bui ben si sposano con quel lungo filone della letteratura scritta dai militari inglesi dispersi in Italia dopo l’8 settembre. Libri/diario pubblicati soprattutto nel Regno Unito e solo in piccola parte tradotti da coraggiosi editori locali, come in questo caso in cui a farsi carico della necessaria incombenza è stata, nel 2012, la Ianieri Edizioni di Pescara con l’ottima traduzione di Federica D’Amato.
Un libro, in definitiva, da tenersi stretto, per chi vuole riconciliarsi con uno dei periodi più maledetti della nostra terra e per chi ha bisogno di ritrovare nella storia sentimenti e spirito di solidarietà che mai come in questo tempo sembrano venir meno, in Italia come nel resto del mondo occidentale.
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Gianluca Salustri
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