Festival del documentario d’Abruzzo. A luglio le nuove storie
Questo blog, come chi mi segue dall’inizio saprà, nasce per cercare di raccontare l’Abruzzo da una visuale insolita. Per intenderci, una visuale che vuole andare a scovare storie vecchie e nuove – e meno conosciute – in grado di inserirsi in un contesto di narrazione più ampia della regione, fatta non solo di luoghi e mete turistiche da (ri)valorizzare. È per questo motivo che oggi voglio “pubblicizzare” il Festival del documentario d’Abruzzo, che si celebrerà dal 2 al 5 luglio prossimi ma di cui fra pochi giorni, il 10 di aprile, scadrà il bando per la presentazione delle opere.
Il premio, giunto alla settima edizione, è organizzato dall’Associazione Cinematografica Multimediale Abruzzese e dedicato a Emilio Lopez. E, soprattutto, è uno dei pochi in Italia e l’unico in regione a dedicarsi esclusivamente al genere del documentario.
Quattro le sezioni competitive. La prima, Abruzzodoc, è da sempre dedicata ai lavori specificatamente legati al territorio e quest’anno sarà valida per i documentari realizzati successivamente al 1° gennaio 2013. Lavori legati al territorio, attenzione, o perché girati in Abruzzo, o perché realizzati da registi nati o residenti in regione.
Ma il Festival, secondo lo spirito che lo contraddistingue, non vuole relegarsi in un ruolo campanilistico e per questo punta ovviamente ad allargare la partecipazione a opere e registi provenienti da tutta Italia con le sezioni dedicate agli altri lavori: concorso per documentari italiani d’autore, concorso internazionale per documentari, concorso internazionale a tema per cortometraggi. (Il bando è disponibile sul sito della manifestazione)
È tornando alle storie da raccontare all’interno della narrazione “Abruzzo” però, che voglio fare un passo indietro nell’albo d’oro della manifestazione, e in particolare all’anno scorso, quando il premio per il miglior documentario di Abruzzodoc andò a Germano Scurti per il suo Elegia per la vita. Si tratta di un’opera prima in cui il regista ha ricostruito la storia e la vita di Peppino D’Emilio, artista pescarese e creatore di Convergenze, uno spazio culturale attivo in città tra il 1973 e il 1981 e in cui, tra gli altri, transitò per qualche tempo anche l’indimenticato, e pescarese di adozione, Andrea Pazienza. È proprio Paz che nel 1977 su Alter Alter racconta così quell’esperienza:
Nel 1969 mi iscrivo al liceo artistico di Pescara, città in cui mi trasferisco, e ho già all’attivo alcune partecipazioni a mostre collettive. Nel ’70 (o molto prima?) apre a Pescara una galleria d’arte il cui tenutario è completamente pazzo. Si chiama Nuova Dimensione, e la bazzico. Chiude nel ’72 (questo lo so per certo). Parte degli artisti senza tetto si riunisce e apre di lì a poco l’ormai leggendaria Convergenze, Centro d’Incontro e d’Informazione Laboratorio Comune d’Arte, che tutt’ora resiste. E per un poco va avanti che collaboro con costoro, si fa tutto il possibile, dall’happening alla grossa rassegna, dai concettuali ai comportamentisti, dai film in 16 o in super 8 alla body art, dai concerti ai veri e propri festival, eccetera. C’era un’aria conviviale da allegro seminario.
Bravo dunque Scurti a riscoprire una Pescara viva e vegeta nel pieno fermento culturale degli anni Settanta, in cui la figura di D’Emilio viene ricordata da chi in quegli anni, insieme a lui, ha dato vita a una stagione creativa forse ancora senza eguali in città e che proprio Scurti, insieme ad altri giovani artisti ha provato a rinverdire nell’Ex mattatoio, oggi luogo delle arti ribattezzato Matta.
E se queste sono le premesse, ben venga dunque la nuova edizione del festival. Con la curiosità, sempre più viva, di scoprire quale altra storia nascosta d’Abruzzo ci regalerà a luglio.
Elegia per la vita – Excerpt from Germano Scurti on Vimeo.
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Gianluca Salustri
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