Portami dove sei nata recensione

Portami dove sei nata di Roberta Scorranese (Recensione)

A perorare la tesi che, come scritto da Laura sul suo blog Ricette&Vicende, “per raccontare l’Abruzzo ci vuole la nostalgia dell’Abruzzo” è arrivato qualche settimana fa tra gli scaffali virtuali di questo blog un libro affascinante, scritto non solo con nostalgia, ma tenendo ben presente cosa significa confrontarsi con i propri luoghi dopo averli in qualche modo osservati da lontano per troppo tempo.

Parlo del libro di Roberta Scorranese che sulla copertina recita Portami dove sei nata, titolo azzeccatissimo che sa di ritorni, di sentimenti e scoperte, di storie e di fili da dipanare al contrario per tornare all’inizio, dove tutto è cominciato e dove il sangue ha iniziato a mischiarsi per diventare caldo e veloce dentro vene rugose di campagna. C’è tutto questo, e tantissimo altro, nel libro di Roberta, giornalista del «Corriere della Sera» che per il quotidiano di via Solferino si occupa di cultura e attualità.

Portami dove sei nata. I “fantasmi” di Valle San Giovanni

La sua è una penna esperta e si sente. Lo si nota nella sua versatilità durante il racconto, in cui sa essere profonda e toccante quando ci si ritrova davanti alle assenze improvvise e altrettanto piena di quel giusto pizzico di ironia quando le pagine parlano di santi, miracoli da richiedere e ammidie varie. Portami dove sei nata diventa così un sali e scendi di emozioni narrate con maestria e sentimento, una giostra a seggiolini volanti – ma sarebbe meglio dire un calcinculo – in cui si gira sempre intorno allo stesso ambiente, che però cambia nel corso dei decenni ed è capace di sviscerare storie vere e leggende di paese, saghe familiari e borghi che ancora oggi resistono dopo aver subito tre terremoti in meno di dieci anni.

Il bisogno di Roberta di raccontare, come lei stessa ci tiene a precisare, nasce dalla scomparsa del padre nel 2017, un evento che per forza di cose la riavvicina a Valle San Giovanni, piccolissimo borgo alle porte di Teramo in cui quel piccolo mondo antico abruzzese – che già ci aveva fatto conoscere bene L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio – si respira ancora nella grande casa della famiglia Scorranese, ambientazione in cui si svolgono le principali vicende di una storia che parte negli anni della Seconda guerra mondiale e arriva, attraverso un continuo e piacevole flash back, fino ai giorni nostri, quando l’autrice è chiamata a confrontarsi con i suoi fantasmi e a riappacificarsi con un posto che, come capita spesso a chi va ad accrescersi lontano, non ha mai abbandonato davvero, ma è guardato oggi con emozioni e partecipazione nuove.

Portami dove sei nata. L’Abruzzo di ieri e quello di oggi

Portami dove sei nata è quindi un racconto corale che attraversa tutta la seconda metà del Novecento e arriva ai giorni nostri. Inizia raccontando di personaggi sopravvissuti a un secolo di conflitti fame e malattie e termina con l’introspezione personale di un’autrice che per tutte le duecento pagine si e ci fa guidare dai ricordi delle storie di sua nonna Chiarina, sposata con Gino per una sorta di matrimonio riparatore alle di lui scappatelle e donna capace di vivere in paese, con il segreto di Pulcinella sulle spalle, per tutto il tempo della sua esistenza.

“Le ragazze da marito giocavano a far dondolare le serpi al ritmo di una danza mai vista in cui il corpo ballava piano, in una seduzione ondulatoria che faceva voltare dall’altra parte le signore vestite bene. Gli uomini tenevano i serpenti con tutte e due le mani, ne tastavano la consistenza e la robustezza, ammiccanti, allusivi. Si pregava e si faceva l’amore in quella processione dove ogni cosa scivolava: mani, rettili, preghiere, parole, proposte, fantasie”.

 

Ma Gino e Chiarina sono solo i principali riferimenti di una più nutrita schiera di personaggi che popolano Valle San Giovanni e le pagine del libro, piene di zenali neri per il lutto e parnanze colorate per preparare i pranzi della domenica ma anche di storie di oggi, di cui Roberta, da brava giornalista, è alla continua ricerca. Piccoli reportage su quella che è una regione piena di storia e di chiese nascoste, di famiglie sul lastrico a causa del gioco sfrenato nelle sale bingo e di sarte che cuciono nel segreto per i marchi della grande moda italiana.

E sono questi, probabilmente, i racconti in cui il senso di riappacificazione dell’autrice appaiono in modo più prepotente. Una sorta di piacevole obolo da pagare, attraverso le parole dedicate alla propria terra, per essersene andata troppo presto. Roberta lo fa in punta di piedi, entrando e chiudendo piano la porta, ma spalancando le finestre per fare entrare una luce nuova su questa valle incantata.

E quasi te la immagini, seduta con i suoi colleghi del nord a fine riunione di redazione, a raccontargli di quella volta che nonno Gino fu portato al Santuario di San Gabriele per chiedere il miracolo della sua guarigione causata, a dire delle zie, da “lu peccat’ gross’”.

 

Gianluca Salustri

Gianluca Salustri

Abruzzese forte e gentile. Redattore e curatore di contenuti con penna e tastiera. Dal 2006 nel mondo dell'editoria e della comunicazione. Il profilo completo lo trovi in bio.
Gianluca Salustri
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