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L’Abruzzo lungo la Tiburtina Valeria

Chi arriva in Abruzzo da Roma lo sa. Ci sono due opzioni consigliate per raggiungere la costa adriatica: salire sui treni di una delle linee ferroviarie a binario unico più lente d’Italia o prepararsi a pagare uno dei pedaggi autostradali più cari d’Italia percorrendo le Autostrade dei Parchi. E poi però c’è una terza scelta meno conosciuta al turista mordi e fuggi, ossia quella di optare per la via Tiburtina Valeria, vecchia strada consolare romana che porta dalla capitale fino a Pescara tagliando in due il polmone verde d’Europa e accompagnandosi discretamente nascosta, per lunghi tratti, proprio alla linea ferroviaria Roma-Sulmona-Pescara e alla A25.

Tiburtina Valeria e Tratturi in Abruzzo

Non che l’Abruzzo avesse bisogno dei romani per dotarsi di un funzionale sistema di strade già nell’antichità. I meravigliosi tratturi, utilizzati soprattutto per la Transumanza avevano infatti già contribuito a tracciare rotte e itinerari all’interno della regione, ma l’aiutino dell’impero, che a partire dal 286 a.C. collegò con la Tiburtina Roma a Tivoli (Tibur in latino) servì certo ad avvicinare ancor di più centri nevralgici della vita quotidiana dei propri coloni come l’insediamento di Alba Fucens in terra degli Equi, Teate (città dei Marrucini, oggi Chieti), ed Ostia Aterni, oggi Pescara, che assunse il ruolo di importante porto in età augustea.

Se la storia parla da sola, altrettanto fa il panorama offerto dalla Tiburtina Valeria, rinominata Strada Statale 5 prima e Strada Regionale 5 poi. Il percorso regala tutto quello che è in grado di offrire l’Abruzzo: montagne, colline, castelli, piccoli borghi gioielli e infine mare. Il tragitto è consigliatissimo a ciclisti vogliosi di cimentarsi con un’altimetria degna di un tappone del Giro d’Italia e a tutti gli amanti del viaggiare lento, quelli che se ne fregano delle veloci strade a tre corsie e preferiscono non superare i limiti di velocità per godere ampiamente con la vista (e sì, anche ai motociclisti a cui piace fare le piegate a rischio e pericolo loro e degli altri).

Da Carsoli a Pescara. Panorami e valichi mozzafiato

Il tratto abruzzese della Tiburtina Valeria inizia pressappoco da Carsoli. Siamo già oltre i 600 metri di altezza sul livello del mare ma in fondo a bassa quota, perché la strada, lungo il suo percorso, arriverà a superare per due volte i mille metri sui valichi di Colle di Monte Bove e di Forca Caruso. Dalla Piana del Cavaliere il tragitto si inoltra prepotentemente nella Marsica, toccando in sequenza i bei borghi di Tagliacozzo e Scurcola Marsicana, poi la città di Avezzano ricostruita sulle sue rovine e Celano con il maestoso castello Piccolomini. Da qui, con l’ex lago del Fucino sempre in bella vista, si ricomincia a salire, accompagnati dai più moderni panorami offerti dalle pale eoliche di Collarmele.

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Si arriva così al valico di Forca Caruso, storica via di comunicazione che per lungo tempo ha rappresentato l’unico passo praticabile tra il mar Tirreno e il mar Adriatico. È l’ultima asperità dell’Appennino da affrontare prima di riscendere verso la più accogliente Valle Peligna. Cosa che avrà pensato, è da immaginarselo, anche un sollevato re Vittorio Emanuele in fuga da Roma verso la costa adriatica l’8 settembre del 1943.

Parchi, incroci, gole e confini

Durante la discesa c’è tempo di attraversare i belli ed accoglienti borghi di Castel di Ieri e Castelvecchio Subequo. E poi ancora Raiano (magari scegliete i giorni in cui si svolge la rinomata sagra della ciliegia) e Corfinio. Subito dopo si entra invece in zona “Canyon d’Abruzzo”, le maestose Gole di Popoli, che rappresentano il confine tra i parchi chiamati a tutelare i Monti della Laga e del Gran Sasso e quello della Majella, la montagna madre d’Abruzzo, che da qui in poi vi farà sentire la sua ingombrante presenza.

Sempre a Popoli, il tracciato incrocia un’altra storica strada abruzzese, quella Statale 17 narrata anche in una canzone di Francesco Guccini che da qui si inerpica verso L’Aquila attraverso la piana di Navelli. Ora, se non vi viene voglia di arrampicarvi, magari per raggiungere una delle perle d’Abruzzo che risponde al nome di Santo Stefano di Sessanio, siete autorizzati a una pausa caffè e anche a un possibile cambio d’abito. Perché dopo aver attraversato il territorio aspro e montano siete pronti alla destinazione mare.

Per la Majella a destra…

Popoli e Pescara distano infatti solo 55 chilometri. La strada in questo tratto è ovviamente meno panoramica, ma non mancano piccoli sali e scendi e svariate curve che almeno non fanno annoiare alla guida. È lungo questo tratto inoltre che potrete salire proprio verso i paesi del massiccio della Majella attraverso le diverse strade statali che passano per Bolognano, San Valentino in Abruzzo Citeriore o Caramanico Terme.

Prima di arrivare ad attraversare la zona industriale che costeggia l’asse attrezzato, l’interporto di Manoppello e l’aeroporto d’Abruzzo, c’è ancora tempo, a Tocco Casauria, per fare un saluto veloce all’insegna della distilleria Toro, luogo in cui nasce uno dei migliori liquori abruzzesi, e di cominciare ad osservare i primi vigneti di Montepulciano che costeggiano la strada.

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…e per il mare sempre dritto

Sono gli ultimi assaggi di paesaggio naturale. Godeteveli alla guida, che di lì a breve il tragitto sarà concluso nel mezzo del traffico cittadino di Chieti Scalo e Pescara, metà di arrivo di un percorso su una strada secolare che vi ha accompagnato attraverso parchi nazionali e riserve naturali, vigneti e valichi appenninici, storia e vecchie case cantoniere.

E per il ritorno prendetevela ovviamente con calma. Che se volete fare il tragitto al contrario un po’ d’aria di mare vi farà bene!

Gianluca Salustri

Gianluca Salustri

Abruzzese forte e gentile. Redattore e curatore di contenuti con penna e tastiera. Dal 2006 nel mondo dell'editoria e della comunicazione. Il profilo completo lo trovi in bio.
Gianluca Salustri
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