la fabbrica della birra d'abruzzo

Birra d’Abruzzo. Storia senza lieto fine a causa della Peroni

Togliamo da subito ogni dubbio. Chi vi scrive è un amante della Peroni. Se sia per puro spirito patriottico o per simpatia adolescenziale alla birra dei manovali, e quindi della classe operaia, non è dato saperlo. Ma la premessa è d’obbligo, perché per una volta la mia fiducia incondizionata alla figura di “Giovanni Peroni dal 1846” è stata intaccata nel momento in cui ho conosciuto la storia che sto per raccontare. Andiamo dunque con ordine.

C’era una volta la Birra d’Abruzzo

L’inizio a mo’ di favola, in questo caso, ci sta tutto. Perché quella che si sta per raccontare sarebbe potuta essere veramente una storia a lietissimo fine. Quella di un piccolo paese dell’entroterra abruzzese diventato famoso ed economicamente florido per uno dei prodotti birrai più ambiti sul mercato, fatto di ingredienti naturali come l’acqua proveniente dalle sorgenti del Sangro. Una birra a base territoriale capace di inondare i banconi dei bar e dei piccoli negozi di paese ancor prima dei tanti marchi artigianali che provano a imporsi oggi sul mercato con etichette accattivanti e storie ancora tutte da verificare. Invece qualcosa non è andato come avremmo voluto. E si può dire che quello stesso mercato, e proprio il marchio Peroni, ne sono colpevoli.

la fabbrica della birra d'abruzzo

Siamo a Scontrone, piccolo borgo di 585 anime adagiato sulla sponda sinistra del fiume Sangro e a ridosso del Parco Nazionale d’Abruzzo. E la storia è quella della Società Anonima Birra d’Abruzzo, fondata nel 1921 con sede amministrativa a Milano ma operativa al confine con Montenero Val Cocchiara, dove sorgeva la vecchia fabbrica oggi ormai in disuso e in forte stato di degrado. Nella fabbrica lavorano circa 100 persone, principalmente del posto, e nel giro di pochi anni la società era riuscita a raggiungere la ragguardevole cifra di 6000 ettolitri di birra prodotti all’anno. Una crescita esponenziale, anno dopo anno, che consentiva alla Birra d’Abruzzo di essere sempre più presente sul mercato. La “bionda d’Abruzzo” era consumata principalmente nel territorio circostante, ma la distribuzione non tardò ad allargarsi anche fuori regione, conquistando fette sempre più ampie di mercato in Italia anche grazie a un prezzo molto concorrenziale (2,30 lire contro le 3,50 della Peroni).

Il tutto è dimostrato dai racconti e i documenti dell’epoca raccolti negli ultimi anni dall’amministrazione comunale di Scontrone, con in testa Erika Iacobucci, che oltre ad essere consigliere con delega al turismo e alla cultura è anche operatrice per la promozione delle risorse storiche, artistiche, ambientali e culturali nel territorio dell’Alto Sangro e Altopiano delle Cinquemiglia. Insieme a lei ha lavorato assiduamente alla ricerca la Bibliotecaria di Castel di Sangro Maria Santucci, che ha scavato e scovato dall’Archivio Peroni di Roma e intervistato più di una volta le persone che avevano lavorato in fabbrica.

targa birra d'abruzzo

Grazie all’intreccio tra la narrazione orale e i documenti storici è stato così possibile ricostruire ogni dettaglio della storia, che continua a raccontarci come nel 1930 il Gruppo Peroni, preoccupato della sempre più temibile concorrenza, decise di acquistare il pacchetto di maggioranza della Società Anonima Birra d’Abruzzo e di interromperne quasi subito la produzione. Di lì a qualche anno – siamo già nel 1936 – la fabbrica venne definitivamente dismessa, scrivendo la parola fine a quello che in pochi anni era riuscito a diventare un piccolo miracolo economico a base territoriale.

Rimane così il rammarico, per noi abruzzesi forti, gentili e bevitori, di non poterci vantare di una birra famosa tutta nostra. E l’arduo compito di provare a rinverdire questa storia, oggi, non possiamo che lasciarlo ai tanti ragazzi e giovani e imprenditori che stanno provando a conquistare il mercato con le loro birre artigianali fatte il più possibile di materie prime autoctone.

E va bene che io una Peroni me la vado ad aprire anche ora che finisco di scrivere questo post, ma volete mettere invece quanto sarebbe potuto esser bello invitare un amico a bersi una “Birra d’Abruzzo, dal 1921”!

 

Per saperne di più

Intervista a Erika Iacobucci su “Il giornale della birra”

Intervista a Maria Santucci su “Abruzzo è servito”

Photo credit: Pagina Facebook Birra d’Abruzzo: la storia vera

 

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Gianluca Salustri

Gianluca Salustri

Abruzzese forte e gentile. Redattore e curatore di contenuti con penna e tastiera. Dal 2006 nel mondo dell'editoria e della comunicazione. Il profilo completo lo trovi in bio.
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