Borgo degli Gnomi Varano di Teramo

Dal borgo degli Gnomi a L’Aquila che aspetta gli alpini

Il tempo di questi primi giorni di maggio così anticipatamente estivi ha regalato a Qualche Riga la possibilità di farsi un giro come mancava da un po’ causa impegni lavorativi sovrapposti. Un’occasione buona, dunque, per concedersi due giorni al di là, e al di qua, del Gran Sasso; sul versante teramano prima e su quello aquilano poi. Mete disegnate e già pensate prima della partenza, il Borgo degli gnomi di Varano e L’Aquila, dove non tornavo ormai da tre anni.

Borgo degli Gnomi Varano di Teramo

La prima tappa è il posto in cui gli amici Alessio, antropologo contadino, e Simona, architetto paesaggista prestata alla terra, hanno creato da un paio di anni a questa parte la loro azienda agricola. Un posto minuscolo sulla cartina e con una popolazione che sfiora i 10 abitanti (in cui sono compresi anche i piccoli figli della coppia Enrico e Filippo), ma che sta rappresentando per l’azienda il punto di partenza di un progetto che vede nella vita rurale, nel concetto di autoproduzione e in quello di uso consapevole e sostenibile del nuovo e del tecnologico, la sua ragione d’essere. Nel borgo degli Gnomi c’ero stato già ad agosto dell’anno scorso, quando era periodo di raccolta; questa volta invece ho potuto toccare con mano i frutti del duro lavoro fatto con la coltivazione della canapa: canapasio, farina, olio e semi di canapa il lauto “bottino”, da testare presto nelle prossime cene e cenette e da distribuire ad amici vicini e lontani che cominciano ad apprezzare sempre di più la ricerca di prodotti bio ed ecosostenibili.

Il tempo degli abbracci, dei saluti e degli arrivederci scambiati nella piazza di una Teramo vestita a festa per la recente promozione in serie B della sua squadra di calcio ed ecco arrivato il momento di tornare indietro nel tempo a calpestare i sampietrini del centro storico aquilano. Ad accompagnarmi c’è Alessandra: è la sua prima volta nel teatro spettrale delle strade che costeggiano i portici e piazza Duomo, e nel suo sguardo capisco di quanto ancora faccia impressione L’Aquila oggi. Lo skyline della città è cambiato irrimediabilmente, con le gru che chissà per quanti anni ancora si pavoneggeranno sopra i tetti di case e chiese chiuse. Il corso, invece, comincia molto ma molto lentamente a cucirsi le ferite con due o tre palazzine ristrutturate ma ancora disabitate sia da cittadini che da vetrine imbandite. L’Aquila soffre ancora, tanto, e come ci dice il cameriere dell’unico ristorante aperto di fronte ai portici, riesce a dimenticarsi di quanto accaduto solo durante i giorni di festa, “come quando c’è stata la fiera del cioccolato” o come in questa settimana, in cui è prevista l’adunata nazionale degli Alpini.

Le penne nere arriveranno così in una città che per qualche giorno non sarà più spettrale come lo è in quelli normali, per provare a regalare sorrisi e goliardia ai cittadini feriti. Ma a tre anni dall’ultima volta in cui c’ero stato, il mio ottimismo per una volta ha vacillato, e la constatazione che quel centro storico non potrà riveder la luce per altri molti anni ancora senza un ulteriore ed importante intervento economico del governo si è fatta strada prepotentemente e come non mai. Con buona pace di quando pensavo che gli abruzzesi forti e gentili ce l’avrebbero fatta da soli a risollevarsi e a risollevare la città…

L'Aquila aspetta gli alpini a serrande divelte

Gru su L'Aquila

 

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Gianluca Salustri

Gianluca Salustri

Abruzzese forte e gentile. Redattore e curatore di contenuti con penna e tastiera. Dal 2006 nel mondo dell'editoria e della comunicazione. Il profilo completo lo trovi in bio.
Gianluca Salustri
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