John Fante e Torricella Peligna. Capossela in paese già nel ’97.
Nel 1997 mamma Rai diede vita a uno dei suoi programmi di culto e di cultura, ovviamente trasmesso su Rai Tre. Si chiamava “Magazzini Einstein” e la conduzione era affidata a uno degli scrittori italiani più importanti di oggi, Sandro Veronesi.
Ne parlo perché ieri, in uno dei miei giri notturni su YouTube, mi son ritrovato di nuovo davanti a una puntata della stessa trasmissione in cui si parlava di uno dei miti letterari profondamente legato alla nostra terra, quel John Fante figlio di emigranti abruzzesi partiti a cavallo del secolo scorso da Torricella Peligna, in provincia di Chieti. Veronesi, fantiano convinto, nella puntata in questione dal titolo “Noi siamo Arturo Bandini” decide di andare proprio a Torricella Peligna, per cercare di scovare le residue tracce della famiglia Fante rimaste ai piedi della Majella. E per farlo sceglie un compagno di viaggio di eccezione, altrettanto dichiaratamente fantiano, che risponde al nome di Vinicio Capossela.
(Leggi anche: John Fante Festival. 5 domande alla direttrice Giovanna Di Lello)
Siamo nel 1997, c’è da ricordarlo. La prima casa editrice italiana a pubblicare Fante è stata la Marcos y Marcos e lo scrittore è ancora sconosciuto al grande pubblico; Veronesi e Capossela sono dunque i primi a proporre al sindaco di Torricella di dedicare almeno un vicolo allo scrittore che li ha fatti impazzire di gioia nel leggerlo. Ai due, allora, va il grande merito di essere andati già all’epoca a solleticare un prurito che oggi ha riportato proprio Torricella Peligna al centro dell’universo fantiano, con un festival dedicato alla figura dell’autore, Il Dio di mio padre, che si celebra ogni anno in agosto.
Per tutti gli amanti di Fante intanto, è consigliato questo piccolo viaggio ontheroad sulla A25, dal sapore già un po’ da filmato d’epoca, ma con tanti aneddoti e curiosità da scoprire…
Gianluca Salustri
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