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Un giorno a Casalincontrada, il paese delle case in terra cruda d’Abruzzo

Durante l’estate appena trascorsa ho macinato un bel po’ di chilometri sulle dissestate strade interne d’Abruzzo per andare a presentare, si intende con enorme piacere, il mio libro Pane e polvere. Merito delle storie dei minatori di Capistrello che ho raccontato e che hanno incuriosito chi non le conosceva al di fuori della Marsica e, nel piccolo, anche di questo blog, che a modo suo si è ritagliato un numero sempre maggiore di lettori appassionati al suo filo tematico e non hanno perso l’occasione di invitarmi a parlarne appena ce ne è stato modo.

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La presentazione di Pane e polvere a Casalincontrada, insieme a Camillo Chiarieri, autore di “Storie della storia d’Abruzzo”, e Giovanni Tavano, di Carsa Edizioni.

Per chiudere questa introduzione autocelebrante, va detto allora che l’ultima tappa dell’estate è stata merito della cara Marialuce Latini, autrice di una bella guida sulle chiese abruzzesi, “follower” di Qualche riga d’Abruzzo da un po’ e che ha pensato di coinvolgermi nel gustoso aperitivo letterario organizzato a metà settembre a Casalincontrada, durante la ventunesima edizione della Festa della Terra. Ecco, vi ho già detto in passato di quanto la cartella degli appunti del blog sia piena di argomenti da trattare in attesa di conoscerli meglio e da vicino. Così, dopo aver depennato nell’ordine la voce Torricella Peligna (il paese dei Fante) e quella di Alfedena (il borgo dei selciatori) è arrivato anche il momento di parlare di un argomento che mi premeva segnalare da più tempo.

Casalincontrada, la città della terra cruda in Abruzzo

Perché la storia delle case in terra cruda di Casalincontrada, il piccolo borgo posizionato sulle colline da cui si intravede l’Asse Attrezzato e da cui si può guardare in lontananza il sempre grande Gran Sasso, mi aveva interessato appena ne ero venuto a conoscenza nel mio lento navigare tra le pagine più nascoste del web abruzzese. Una storia che viene dal passato ma che un volenteroso gruppo di professionisti ha riportato al presente, organizzandoci intorno una serie di lodevoli iniziative e numerose collaborazioni che pongono oggi Casalincontrada come uno dei punti di riferimento dell’intero movimento di case in terra cruda in Italia.

Partiamo però dalle basi, perché altrimenti c’è il rischio di non capirci e di sviare il discorso. Va detto infatti che è bene sapere come il 40% della popolazione mondiale viva ancora oggi in case di terra, il che dovrebbe fugare da subito ogni dubbio sul fatto che no, non stiamo parlando solo di abitazioni costruite in zone povere e disagiate, ma di un materiale di costruzione che può essere utilizzato in maniera duttile in zone climatiche molto differenti.

Certo, è vero che nelle aree più industrializzate questo materiale è stato abbandonato attorno agli anni Cinquanta, ma altrettanto importante è il dato che negli ultimi decenni sta vivendo una sorta di seconda vita grazie alle sue qualità nel campo del risparmio energetico e dell’eco-compatibilità.

Le case in terra cruda in Abruzzo. La tecnica del Massone

Lo sanno bene proprio a Casalincontrada, la cui area circostante è quella in cui risiede la maggior parte delle case in terra cruda d’Abruzzo (124 su 806 secondo l’ultimo censimento effettuato), costruite in gran parte delle province di Chieti e Teramo e in qualche modo “gemellate” con quelle presenti nelle Marche poco al di là del Tronto. A differenziare e a rendere uniche le case in terra cruda d’Abruzzo rispetto a quelle presenti anche di là dei confini italiani, c’è però la particolare tecnica di costruzione adoperata nei nostri territori, e cioè quella definita “del Massone”.

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Alcune riproduzioni all’interno del centro di documentazione di Casalincontrada.

La tecnica del Massone prende il nome dall’impasto di paglia, terra e acqua che viene lavorato fino a ottenere quelli che noi chiameremmo mattoni e che prima si dicevano invece massi (o pani), messi poi in opera un po’ alla volta fino al loro essiccamento che precedeva la sovrapposizione di altre file fino ad arrivare al tetto, costruito solitamente in legno e ricoperto da canne o da coppi in laterizio. Per chi è interessato ad approfondire il discorso sulle modalità di costruzione e sulla storia delle case in terra cruda d’Abruzzo, diffusesi ovviamente e principalmente negli ambienti rurali, il mio consiglio spassionato è quello di visitare il CED Terra (Centro di documentazione permanente sulle case in terra cruda) situato all’interno della casa che fu di Cesare De Lollis, natio proprio di Casalincontrada, e che – causa matrimonio con uno degli eredi che non è dato sapere come sia andato a finire – è stata anche dimora estiva di Sandra Milo (nota di colore di Lucia, preparatissima guida durante la mia visita).

È in questo luogo che gli studi e le ricerche degli ultimi decenni sui trulli d’Abruzzo, se così posso permettermi di definirli, trovano la loro giusta dimora. Con un tocco di multiculturalità dato dalle immagini arrivate da ogni parte del mondo per l’annuale concorso internazionale di fotografia dedicato sempre alle case in terra cruda, e parecchio materiale d’archivio utile a chi fa della ricerca nel campo della bioedilizia la propria missione.

Scovare il barista giusto a Casalincontrada

Siccome però a me – e lo sa bene chi ha letto il libro – piace conoscere le realtà di un paese anche presentandomi davanti al giusto barista per scoprire quello che i banconi dicono e non dicono, qualche altra nota di colore l’ho potuta trovare nell’unico bar del centro storico; che affaccia guarda caso su piazza De Lollis e davanti al quale si era poco prima discusso di Pane e polvere e di tanti altri bei libri d’Abruzzo.

Piazza De Lollis è uno dei punti più in alto di Casalincontrada, che come tanti e troppi altri paesi sta vedendo svuotarsi il centro storico con una migrazione sempre più di massa verso lidi più comodi, e dove alla sera il vento si incanala minacciosamente dai vicoli circostanti. Ma il Bar Spadaccini, questo lo si capisce subito, è un luogo sicuro in cui rifugiarsi per farsi raccontare qualcosa in più da Angelo, proprietario di un posto storico che prima era il bar della posta, dove si «beveva vino e si mangiavano esclusivamente fave lesse».

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Particolare del tetto di una casa in terra cruda abruzzese.

È da lui che ho scoperto ad esempio che Casalincontrada possiede, anche, un’antica tradizione bandistica, che ha portato le proprie genti a varcare tanti altri confini attraverso numerosi “neverending” tour. Gite fuori porta talmente lunghe da far raccontare leggende che narrano di come l’autobus che riportava a casa i bandisti suonasse da un chilometro prima di arrivare in paese, in modo da avvertire maschi non desiderati in casa di donne che sarebbero dovute esser sole e non mal accompagnate…

Angelo ci tiene a questo luogo e alle sue tradizioni e, note di colore a parte, prova nel suo piccolo a sposare ogni volta i valori che spingono il tuttofare Gianfranco e tutti i professionisti come lui a rivalutare l’importanza di un pezzo di storia dell’edilizia abruzzese da tutelare e salvaguardare guardando al futuro di un territorio traballante di natura.

E allora, dopo una giornata intensa e di nuove conoscenze per i miei buoni minatori di Capistrello, l’unico rammarico di quella sera passata tra un campari in più e una copia autografata barattata per un caffè rimane non aver potuto assaggiare, per mancanza in vetrina, il famoso dolce del Massone preparato dallo stesso barista e pasticciere modello: «Quando l’ho pensato mi sono immedesimato da subito nelle massaie di cento anni fa, e ho provato ad immaginare le loro dispense piene “solo” di farina gialla, zucchero, uova e mandorle. Poi però avevo bisogno di replicare il colore della terra e ho aggiunto il cacao. E, ingrediente che non guasta mai, anche il vino cotto, che quello sicuro ce lo avevano perché lo facevano per farlo conservare di più. Mi dispiace, la prossima volta che torni te ne preparo uno per te. Ha la forma di un mattone, ma ti assicuro che è squisito».

Va bene Angelo, ora che mi hai insegnato anche la strada meno dissestata per arrivare quassù, sono certo che ci rivedremo presto!

Gianluca Salustri

Gianluca Salustri

Abruzzese forte e gentile. Redattore e curatore di contenuti con penna e tastiera. Dal 2006 nel mondo dell'editoria e della comunicazione. Il profilo completo lo trovi in bio.
Gianluca Salustri
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